Comunicato Stampa

    La provincia retrocede dal 26° al 30° posto nella classifica degli investimenti esteri e il presidente di Unindustria invoca “uno sforzo di sistema per invertire la tendenza”
    BONAITI: “PADOVA DIVENTI INCUBATORE DI ATTIVITA’ AD ALTO VALORE AGGIUNTO”
    “Occorre un forte ruolo delle istituzioni e un’intensa azione di marketing per far comprendere agli investitori le possibilità offerte dalla nostra provincia”

    (Padova - 14.03.2005) - In discesa dal 26° al 30° posto per flussi di investimenti esteri. E’ il risultato registrato dal sistema Padova negli ultimi due anni secondo lo studio Siemens-Ambrosetti che ha messo a confronto l’entità dei capitali stranieri attratti a livello nazionale, regionale e provinciale.
    Con una media di 0.34% di flussi sul Pil dal 1999 al 2003, Padova si colloca al 30° posto nella graduatoria guidata da Milano, preceduta dalle venete Treviso (2° posto) e Vicenza (9°). A questa performance fa però da contraltare un’altra graduatoria proposta nell’indagine. Pur distante dalla top ten, Padova recupera sei posti, fino al 28°, per grado di attrattività, cioè per la presenza dei fattori decisivi a richiamare investimenti esteri. In altre parole, mentre migliorano le singole condizioni di appeal del territorio, si appanna la capacità di “concretizzare” attraendo capitali stranieri.
    “L’analisi di Siemens-Ambrosetti - commenta il presidente di Unindustria Padova, Luca Bonàiti - introduce un tema chiave nel dibattito sulla competitività, e cioè la capacità di attrarre investimenti, che oggi vede l’Italia in posizioni di rincalzo tra i Paesi industrializzati per il peso di fattori come il fisco, il costo dell’energia, le infrastrutture, l’inefficienza burocratica. Mentre il Veneto ottiene nel complesso un buon 4° posto, il risultato di Padova ripropone l’urgenza di un cambio di rotta, di una progettualità di lungo periodo. Altrimenti l’idea di Padova come nodo strategico di una rete geografica e di scambi più ampia resterà velleitaria”.
    Tra i fattori chiave indagati da Siemens-Ambrosetti ci sono l’immagine e la cultura, la maturità del modello industriale, il benessere economico ma anche il sistema educativo, finanziario e amministrativo. “La questione dell’ingresso di capitali stranieri è cruciale perché significa attrarre risorse, conoscenze, investimenti - aggiunge Bonàiti -. L’economia cresce, infatti, se si nutre di scambi, di contaminazioni di idee e di conoscenze fra persone, fra sistemi economici e territoriali. In questo senso, l’investimento di una multinazionale francese in PadovaFiere non solo è indice di redditività della Spa padovana, ma la integra in un più ampio circuito di competenze, know how, relazioni internazionali che avrà un effetto moltiplicatore, con ricadute positive sul territorio e sul sistema produttivo”.
    Diventare polo attrattore di capitali, aggiunge il presidente di Unindustria Padova, “è però un compito che non può svolgere il sistema delle imprese, ma che richiede strategie congiunte di altri attori economici, come PromoPadova, e soprattutto istituzionali. L’attrattività per gli investimenti esteri si misura non solo per il costo della produzione, ma per la disponibilità di infrastrutture, di una logistica integrata, di una burocrazia snella ed efficace, di un buon livello di ricerca e innovazione, di maggiore fluidità tra mondo dell’impresa e dell’università. E l’attrattività per le competenze professionali non tiene conto solo della retribuzione, ma della presenza di un ambiente culturale vivace, della disponibilità di servizi, di strutture ricreative e così via”. “E’ questa la sfida che abbiamo davanti, su cui impegnare la nostra progettualità. Una sfida che richiede un complesso sforzo di sistema, un’azione più intensa di marketing territoriale che permetta di far comprendere agli operatori stranieri le possibilità offerte dalla nostra provincia”. “Zone come il monselicense, il piovese, l’area da Conselve a Montagnana” - esemplifica Bonàiti - “una volta dotate di un’adeguata rete infrastrutturale, sono un habitat estremamente appetibile per multinazionali interessate a localizzazioni qualitative dal punto di vista ambientale e tecnologico. Esiste un potenziale incubatore di sviluppo, che ha solo bisogno di essere valorizzato in modo coerente e coordinato”.

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