Comunicato Stampa

Dall’11 al 14 febbraio una delegazione di imprenditori padovani guidata da Unindustria
sarà a Calcutta e Mumbai con la missione di Confindustria, Ice e Abi. E’ la quarta economia mondiale, con una crescita del 9% e un mercato potenziale di 1,1 miliardi di persone.

MADE IN PADOVA: CORSA APERTA ALL’INDIA

Bettella: «Delhi più interessante della Cina, bisogna esserci. Opportunità nel tessile, arredamento, agroindustria, Ict. Ma serve continuità nel supporto alle Pmi e più presenza di banche»
Volano gli scambi con il Veneto: +30,4% nei primi nove mesi del 2006. Padova +18,2%


    (Padova - 07.02.2007) - In marcia verso l’India, per coinvolgere le piccole e medie imprese nel boom del gigante asiatico e consolidare la presenza padovana, sulla scia dei pionieri Carraro, Sàfilo, Main Group. A due anni dalla prima missione, e a sei mesi dalla visita a Padova dell’ambasciatore indiano in Italia, Rajiv Dogra, Unindustria Padova torna in riva al Gange al seguito della missione organizzata da Confindustria, ICE ed ABI dall’11 al 14 febbraio, in concomitanza con la visita di Stato in India del presidente del Consiglio, Romano Prodi. Proprio quella padovana sarà una delle presenze più significative, nell’ambito di una delegazione veneta che sarà la seconda dopo la Lombardia.
    La missione, guidata dal presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, accompagnerà in India 350 imprese italiane. Della delegazione padovana faranno parte il consorzio Uniexport di Unindustria Padova, medie aziende come Carraro, presente in India dal 1997 e dallo scorso anno anche con il nuovo centro ricerche Carraro Technologies India a Pune, piccole imprese di settori diversi decise a sondare nuove opportunità di business, come Sime di Monselice nel settore costruzioni, Systema di S. Giustina in Colle nella tecnologia del freddo, Omsp Macola (Saonara) e Tmv Priore (Tombolo) nella meccanica e automotive, Valbona di Lozzo Atestino nella trasformazione alimentare, PadovaFiere nel comparto dei servizi.
    Il programma prevede due tappe parallele: a Bangalore seminari sulle opportunità nel settore Ict e, parallelamente, una seconda delegazione - che comprende tutte le aziende padovane - sarà a Kolkata, ex Calcutta, per una serie di focus sui settori tessile e pelli, agroindustria, infrastrutture e turismo a cui seguiranno incontri business con potenziali partner indiani. L’intera delegazione si riunirà quindi a Mumbai (Bombay), la capitale economico-finanziaria, per partecipare all’India-Italy Business Forum dedicato alle possibilità di cooperazione tra i due paesi.
    La missione, che apre il “2007 Anno dell’Italia in India”, avviene nel pieno di un’irresistibile spinta economica del subcontinente indiano: crescita del 9,2% nel 2006, produzione industriale che viaggia a due cifre (+14,4% a novembre), una domanda interna in forte espansione e un piano di investimenti che, solo per infrastrutture, mobiliterà 350 miliardi di dollari entro il 2012. Sul piatto della bilancia, un mercato potenziale che vale quasi 100 miliardi di euro nei beni di consumo (alimentare, arredamento, abbigliamento), destinati a 300 milioni di consumatori della classe media. In attesa che il trattato di libero scambio tra Europa e Delhi attenui le barriere tariffarie, anche l’interscambio veneto con l’India vola: +30,4% in gennaio-settembre 2006, con Padova che cresce del +18,2%.
    «L’India di oggi è una forte alternativa alla Cina - spiega Francesco Bettella, vice presidente di Unindustria Padova per l’internazionalizzazione -. Il suo mercato sta ripercorrendo il boom cinese ma con caratteristiche che lo rendono più interessante e accessibile: è basato più sulla crescita interna che sull’export di prodotti a basso costo, le barriere linguistiche sono modeste e le controparti sono imprenditori veri, non il Governo o azionariati indecifrabili. Condizioni che, unite al grande potenziale di forza lavoro qualificata, un fisco più favorevole, un’affinità del tessuto produttivo, fatto di piccole e medie imprese, fanno dell’India un paese nel quale dobbiamo assolutamente investire». «Per le imprese padovane si aprono opportunità in settori come il tessile, l’arredamento, l’Ict e soprattutto l’agroindustria: abbiamo grandi capacità in tutte le fasi - dalla catena del freddo, al packaging, alla trasformazione dei prodotti - e l’India ha bisogno del nostro know how». Ma occorre fare presto per battere sul tempo i concorrenti, con azioni coordinate e di lungo respiro. «Le missioni - spiega Bettella - servono a tessere relazioni istituzionali e, per le aziende, a fare il primo passo. Ma poi va data continuità con azioni bilaterali che creino reti di collaborazione e conoscenza e diano concreto supporto alle aziende, anche attraverso una maggiore presenza delle nostre banche in India. Resta fondamentale muoversi come sistema, perciò siamo impegnati a sostenere l’internazionalizzazione delle imprese attraverso reti e filiere».

    PADOVA-INDIA: VOLANO GLI SCAMBI. Nei due anni trascorsi dalla visita di Ciampi il made in Italy ha mostrato segni di risveglio in India, anche se rimaniamo al 20° posto come paese esportatore e al 9° come acquirente di beni indiani (all’11° come investitore).
    In Veneto il terreno è pronto per una solida partnership commerciale. Nei primi nove mesi del 2006 l’interscambio con l’India è cresciuto del 30,4%, pari a un valore complessivo di 533 milioni di euro. Le esportazioni hanno segnato un +19,5%, l’import +35,9%. Tra le province, spicca la dinamica di Padova. In gennaio-settembre l’interscambio con l’India ha raggiunto i 78 milioni di euro, con un balzo del +18,2%. Padova ha importato merci per un valore di 45 milioni di euro (+27,2%). Dopo la crescita record nel 2005 (+28%), anche l’export ha continuato a crescere nei primi nove mesi del 2006 (+7,5%), collocando Padova al secondo posto in Veneto per valore delle merci vendute (32,6 milioni). Quanto ai settori merceologici, oltre un quarto delle esportazioni padovane verso l’India è costituito da macchine e apparecchi meccanici (29,4%), seguite da mezzi di trasporto (26,9%), prodotti in metallo. L’industria padovana importa dall’India soprattutto prodotti tessili (25%), mezzi di trasporto (22,1%) e pelli (11,7%).

    TRENTA PICCOLI (E MEDI) INDIANI. ARNEG INDIA: DA LUGLIO AL VIA LA PRODUZIONE. Sono una trentina le aziende padovane già presenti in India o che guardano con crescente interesse a quel mercato. Tra queste, i pionieri Carraro (Carraro India e Turbo Gears occupano 326 addetti), Sàfilo con Sàfilo India aperta nel 2001, Main Group per l’industria calzaturiera, Uniflair nel condizionamento e refrigerazione, con filiale commerciale e prossimo stabilimento a Nuova Delhi, Greggio Argenterie, MMp nella maglieria intima, Sea-Land (pompe e compressori), Hemina (sensori per la misurazione di portata). Ma l’interesse aumenta, come dimostrano la missione e i prossimi investimenti padovani in India. Tra questi, avanza a pieno ritmo la realizzazione di Arneg India, ventesima filiale del gruppo padovano specializzato nel settore della refrigerazione commerciale: 700 addetti e 170 milioni di fatturato nello stabilimento di Campo San Martino (Pd), su un totale di duemila dipendenti e 400 milioni di fatturato, il 60% dall’export, considerando l’intero gruppo presente in venti paesi e quattro continenti (Europa, Asia, America e Oceania). Il nuovo stabilimento Arneg a Thane, nello Stato del Maharashtra, sarà pronto a giugno 2007 e da luglio inizierà la produzione. «L’obiettivo - spiega Renzo Cabrele, direttore finanziario di Arneg - è riuscire a far assorbire almeno il 50% della produzione dal mercato indiano, il restante 50% esportarlo negli altri paesi del Sud-Asia». Prematuro, al momento, prevedere risultati operativi e margini di fatturato. Arneg ha scelto da anni la strategia dell’internazionalizzazione e l’India, spiega Cabrele «è un’enorme opportunità per il nostro settore: la grande distribuzione si sta ampliando e abbiamo anticipato le scelte di molti altri produttori, radicandoci su quel mercato prima dei nostri concorrenti».

    SYSTEMA, IL “FREDDO” UN SETTORE CALDO. «Con l’India abbiamo sempre avuto relazioni telematiche, vendendo i nostri prodotti via Internet. Ora crediamo sia venuto il momento di stringere rapporti diretti, sia con interlocutori istituzionali che economici». A parlare è Monica Tramontan, responsabile estero di Systema Spa di S. Giustina in Colle (Pd), che parteciperà alla missione in India. L’azienda, specializzata nella produzione di apparecchi per il riscaldamento di ambienti industriali, commerciali e sportivi con tecnologie a risparmio energetico, ha 58 dipendenti e 15 milioni di fatturato nel 2006, il 50% della produzione rivolto all’export: Russia, Romania, Iran e Corea soprattutto. Le filiali estere sono già sei (Polonia, Corea, Francia, Inghilterra, Russia e Romania) ma, spiega Tramontan «abbiamo un prodotto che è relativamente facile realizzare in loco, per cui quando troviamo un mercato interessante non esitiamo ad entrarci». Con una puntualizzazione: «La nostra strategia non è delocalizzare, ma trasferire solo alcune parti della produzione per servire al meglio e direttamente il mercato di sbocco. Siamo sempre alla ricerca del “freddo”. E in India territori “freddi” e interessanti per il nostro mercato ce ne sono».

    VALBONA: PORTERA’ I SAPORI EUGANEI A MUMBAI. Ancora ai nastri di partenza ma con le idee chiare. «La nostra partecipazione alla missione in India è esplorativa», spiega Cristina Marchetti responsabile amministrazione e acquisti di Valbona Spa, azienda specializzata nella conservazione degli alimenti (sottoli, sottaceti, agrodolci, grigliati e biologici). «Vogliamo conoscere il mercato indiano e comprendere le eventuali opportunità di acquisto, vendita e distribuzione». «In India - continua Marchetti - il settore agroalimentare non gode certo di un mercato consolidato come quello dell’information tecnology, ma ci sono forti e positivi segnali legati all’importazione del made in Italy che ci fanno riflettere su nuove opportunità per i nostri prodotti». Anche in base all’esito della missione, l’azienda non esclude per il futuro la possibilità di internazionalizzare in India. Valbona ha 80 addetti e un fatturato di 25 milioni nel 2006, con 25 milioni di confezioni prodotte per il retail e per il catering. Oggi concentra l’intera produzione nello stabilimento di Lozzo Atestino (Pd) nei Colli Euganei, con un export, pari all’8% del fatturato, diretto prevalentemente in Europa e Giappone. Il più recente mercato di espansione commerciale sono gli Stati Uniti.

    ______________
    Per informazioni:
    Sandro Sanseverinati - Ufficio Stampa, Studi e Relazioni esterne
    tel. 049 8227186-112 - 348 3403738 - fax 049 8227100
    e-mail: stampa@unindustria.pd.it